Sponsor e Vendée Globe

Intervista a Bruno Retailleau, Presidente della Vandea, la Regione di Les Sables d'Olonne da cui parte il Vendée Globe

DOMANDA: Per questa settima edizione, skipper di talento come Samantha Davies, Jérémie Beyou o Jean Le Cam hanno avuto problemi a trovare degli sponsor… Il futuro del Vendée Globe è a rischio?

RISPOSTA: È vero, la settima edizione è stata segnata dalla crisi. Non si può negare che in periodi di difficoltà il budget destinato alla comunicazione subisca notevoli tagli. La Course de l’Europe è stata annullata. La Volvo Ocean Race è partita con sole cinque imbarcazioni… Il Vendée Globe ne conta venti. Per riuscire ad avere questo gruppo di qualità, abbiamo dovuto scendere direttamente in campo. Senza il nostro intervento, cinque o sei skipper oggi non sarebbero sulla linea di partenza. Abbiamo telefonato a tutti, cercato nuovi contatti… Solo due settimane fa uno skipper mi ha chiamato: i fornitori si rifiutavano di consegnargli le vele. Gli mancavano quasi 200.000 euro. Tuttavia siamo riusciti a sbloccare la somma necessaria. Non credo che il futuro del Vendée Globe sia in pericolo, anche se la crisi continua. Ma ci sono decisioni da prendere fin da subito.

DOMANDA: Quali sono queste decisioni?

RISPOSTA: Troppe aziende sono convinte che il Vendée Globe sia inabbordabile. Bisogna convincerle del contrario, spiegare loro che con un budget molto ragionevole ci sono eccellenti ricadute. Attualmente una trentina di società del dipartimento della Vandea sono partner della manifestazione. Sono tutte PMI come Akéna, PRB, Sodebo o Maître Coq, il cui nome viene scritto sulle vele o sulle chiglie delle barche. Le piccole imprese che investono sono sempre più numerose e permettono lo sviluppo di un nuovo modello economico: il co-partenariato. Dobbiamo incoraggiare questa evoluzione per la prossima edizione…

DOMANDA: Si parla anche di una barca uguale per tutti per l’edizione 2016. Questa formula permetterebbe di ridurre i costi del 30% e quindi di avere più skipper alla partenza. Che cosa ci può dire in merito?

RISPOSTA: L’organizzazione sta riflettendo, insieme alla classe Imoca, su diverse ipotesi per la prossima edizione: passare al monotipo, con barche assolutamente identiche, o mantenere la formula attuale aggiungendo degli obblighi di stazza sulla chiglia o sull’albero, ad esempio. Alcune regate come la Volvo Ocean Race hanno già optato per la formula con i monotipo. Il dibattito è molto acceso anche tra gli stessi skipper. Ho chiesto una pausa nella discussione. Per ora concentriamoci su questa edizione. Riprenderemo il dibattito più avanti.

DOMANDA: C’è anche la tentazione di affidare la gestione della regata a società private. In questo modo i problemi finanziari sarebbero risolti…

RISPOSTA: Il Vendée Globe è assolutamente radicato nel patrimonio della Vandea. Mai e poi mai permetterò che questa gara venga snaturata per interessi finanziari. Sono stato corteggiato da società come Pen Duick, che organizza ad esempio la regata della Route du Rhum, o anche dall’ASO (Amaury Sport Organisation), che gestisce il Tour de France. Tramite una delega di servizio pubblico, avrei potuto affidare loro l’organizzazione del Vendée Globe. Ma ho rifiutato. I mercanti non entreranno nel tempio. Se una di queste due società avesse preso le redini della regata, avremmo avuto tutte le ragioni del mondo per preoccuparci.

DOMANDA: Tuttavia alcune aziende sono partner del Vendée Globe…

RISPOSTA: Bisogna distinguere tra un partenariato che snatura o uccide e un partenariato utile. Riprendiamo l’esempio dell’ASO. Anche se non gli abbiamo lasciato la gestione della gara, gli abbiamo comunque affidato un compito: diffondere in 180 paesi le immagini della regata provenienti dalle telecamere montate a bordo delle barche… In questo modo possiamo avere un’audience planetaria che non avremmo potuto avere da soli. E tutto questo senza vendere la nostra anima. Bisogna preservare la parte di sogno e ottimizzare le ricadute positive…

DOMANDA: Philippe de Villiers parla della creazione di un ruolo di ambasciatore per diffondere ancora di più la regata all’estero. Cosa ne pensa?

RISPOSTA: Questa settima edizione è già molto aperta sul mondo. Oltre alle immagini trasmesse dall’ASO, sedici canali televisivi ritrasmetteranno la corsa all’estero… Una pagina Facebook e un account Twitter ci permetteranno di raggiungere un pubblico mondiale. E a partire da questo pubblico potremo catturare l’attenzione di altri skipper e altri partner… Abbiamo già due ambasciatori nel mondo: Denis Horeau, il direttore della corsa, e Luc Talbourdet, presidente dell’Imoca. Entrambi conoscono bene il mondo della vela e sono molto apprezzati nell’ambiente. Grazie a loro nel 2016 forse avremo dei concorrenti asiatici, americani e australiani.

DOMANDA: E la costruzione di una cittadella del Vendée Globe a Les Sables-d’Olonne? Sempre contrario?

RISPOSTA: È una vecchia idea che risale all’inizio degli anni 2000. Se era così interessante, perché non è stata realizzata dallo stesso Philippe de Villiers? In ogni caso, quando sono arrivato, non ho trovato nessuno studio su questa cittadella del Vendée Globe. D’altronde non è più un’idea tanto originale: Biarritz, Cherbourg, Lorient e molti altri porti ormai hanno un sito o un museo dedicato al mare. E poi siamo in un periodo di crisi. Per realizzare un simile progetto, dovremmo sborsare decine di milioni di euro, quaranta, forse addirittura cinquanta. Ecco, governare significa questo. Quando ci sono delle famiglie nel nostro dipartimento che patiscono gli effetti della crisi, quando mancano i soldi pubblici, preferisco investire nel futuro costruendo, ad esempio, scuole invece che riprendere l’idea di quel vecchio serpente di mare che, secondo me, in forma pubblica, non ha alcun senso oggi.

DOMANDA: Nonostante la maggiore affidabilità delle barche, il Vendée Globe rimane un’avventura molto pericolosa. Si può fare ancora di più per migliorare la sicurezza degli skipper?

RISPOSTA: Sì, certo. Ho ottenuto dal ministro Laurent Fabius il consenso alla creazione di un dispositivo che metta in comunicazione la direzione della corsa del Vendée Globe e il Centro di Unità di crisi del ministero degli Affari esteri. Pensiamo ad esempio a un incidente al largo del Cile. Basta una telefonata di Denis Horeau per fare in modo che non solo la nostra ambasciata ma anche le autorità cilene siano avvertite, a qualunque ora del giorno o della notte. In questo modo i soccorsi saranno operativi in tempi rapidi. Non si perderà più tempo prezioso a negoziare mentre gli skipper sono in pericolo.

DOMANDA: Questa settima edizione ha riscosso un grande successo di pubblico. Un milione di persone alla fine sarà passato sui pontili… Come si spiega tanto entusiasmo?

RISPOSTA: Entusiasmo è proprio la parola giusta. I contatori sono esplosi… Ciò che mi colpisce è la folla raccolta, silenziosa che cammina sui pontili… È possibile immaginare uno stadio con tanto silenzio, tanto raccoglimento? C’è un rapporto particolare tra il pubblico e questa corsa diversa da ogni altra… È un’avventura umana. Una delle ultime avventure dell’estremo che si impone al rispetto di tutti.

©Intervista di Matthieu MARIN e Joël BIGORGNE per Ouest-France

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